E’  una sindrome da compressione che coinvolge varie strutture della regione antero-laterale di collo. E’ una patologia che deriva dalla compressione di strutture nervose e vascolari a livello della regione latero-cervicale del collo, della clavicola e della radice dell’arto superiore e la cui sintomatologia riflette in modo vario e subdolo questa tipologia di compressione con disordini di tipo vascolare e nervoso diversamente collegati tra di loro.

sindrome-dello-stretto-toracico

Le strutture anatomiche interessate dalla compressione sono:

-IL PLESSO BRACHIALE
-L’ARTERIA SUCCLAVIA
-LA VENA SUCCLAVIA.

Quali sono i fattori scatenanti?

Favoriscono la comparsa della sindrome le anomalie ossee, disordini muscolo-tendinei e alterazioni legamentose in grado di fungere da fattori compressivi in occasione di variazioni posturali del collo, della spalla e soprattutto dell’arto superiore. E’ noto che varie alterazioni posturali possono concorrere nel favorire la sindrome. Il termine di Sindrome dello stretto superiore riassume i diversi quadri ritenuti responsabili della compressione e  sono:
1. SINDROME DELLA COSTA CERVICALE: presenza di una costa soprannumeraria anomala a partenza dal rachide cervicale

2. SINDROME DELLO SCALENO ANTERIORE: ipertrofia o alterazione di inserzione alla prima costa del muscolo scaleno anteriore

3. SINDROME COSTO-CLAVICOLARE: compressione dei rami nervosi, arteria e vena tra la prima costa e la clavicola

4. SINDROME DA IPERABDUZIONE: compressione dei rami nervosi nella mobilizzazione del braccio verso l’alto in stress abduttorio

Livelli di possibile compressione

1. Il triangolo intercosto-scalenico

2. Il canale costo-clavicolare

3. Il tunnel sottopettorale

Quali sono i sintomi?

-DOLORE
-PARESTESIE
-DEBOLEZZA MUSCOLARE
-IPOESTESIE

Il dolore in particolare coinvolge dita, mano, avambraccio, braccio e spalla. Può coinvolgere l’ascella e può essere aggravato dal sollevamento o trazione in basso. Se atipico può simulare un angina.

 

Come si può diagnosticare?

La diagnosi può essere:
– CLINICA: con esame obiettivo neurologico e con valutazione anamnestica. Ad esempio il tipo di lavoro, il modo di insorgenza del dolore, della distribuzione dello stesso e delle parestesie etc.

– STRUMENTALE:
*RX del rachide cervicale (presenza di una costa cervicale, esiti di fratture di clavicola mal consolidate, segni di fibrosi con calcificazioni a livello degli apici polmonari etc.)

*Ecodoppler dei vasi del collo e dell’arteria succlavia e radiale, che è un test dinamico di valutazione della scomparsa del polso periferico radiale in posizioni determinate.

*Elettromiografia, con valutazione della sofferenza nervosa riconducile a sofferenza delle radici o dei tronchi del plesso.

*Angiografia, se la componente più compressa o irritata risulta essere la parte vascolare piuttosto che nervosa.

Test

Diagnosi differenziale

La diagnosi differenziale si pone, tramite test e valutazioni biomeccaniche, con una radicolopatia cervicale, una sindrome da intrappolamento del nervo ulnare al gomito o al polso, una sindrome del tunnel carpale (nervo mediano) o sindromi miofasciali ed osteoarticolari di spalla.

Cosa può fare la fisioterapia?

Il trattamento fisioterapico deve essere concentrato in primis su un miglioramento della postura (in particolare del cingolo scapolare e del tratto cervicale) in relazione ai quadri posturali trovati in sede di valutazione del pz.

Non è sbagliato inserire nel programma di lavoro la ricerca e la disattivazione di eventuali Trigger Points attivi lungo gli scaleni ed un bendaggio di scarico neuromuscolare (Taping Neuro Muscolare) per gli scaleni, i trapezi e gli SCOM (in genere però mal sopportato dal paziente in quanto molto in vista).

Il trattamento riabilitativo resta ad oggi il primo approccio nella maggior parte dei casi.

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